Oristano

Un affascinante viaggio a Oristano, Cagliari e Alghero

Per secoli hanno osservato dalla loro imponente altezza i cittadini impegnati nelle faccende quotidiane, dignitari in missione per stringere accordi politici, membri di casati di spicco e viaggiatori pronti a vendere merci pregiate provenienti da terra e dal mare. Oggi affascinano per le loro storie e un’imponenza che riporta agli antichi fasti  del passato: le torri delle Città regie sono dei monumenti tutti da scoprire.

In bella vista nelle piazze o nascoste tra le vie dei centri storici, ad Oristano[1], Cagliari[2] e Alghero se ne possono ammirare diverse: persa la loro funzione difensiva, sono delle attrazioni imperdibili, che raccontano l’affascinante storia delle città affidate alla loro silente custodia.

Al centro del versante occidentale della Sardegna, la città di Oristano[3] per secoli è stata il crocevia di viaggiatori diretti al nord e sud dell’Isola. Nel Medioevo la città appariva ovviamente molto diversa: era l’epoca del Giudicato degli Arborea, potente famiglia, che sotto Mariano II fece erigere una cinta muraria e delle torri difensive nei punti d’accesso della città.

Se della cinta muraria oristanese oggi rimane ben poco, due torri hanno resistito: quella di Mariano II[4] e di Portixedda[5]. È invece troppo tardi per ammirare la torre di San Filippo, in piazza Manno: fu demolita nel 1907.

Senza dubbio la più famosa, al centro della città, è la torre di Mariano II[6], nota anche come Porta Manna o torre di San Cristoforo, protettore dei viandanti, il cui retablo era custodito all’interno della struttura. In un documento del 1500 venne indicata come Port’e Ponti, in quanto conduceva al ponte sul fiume Tirso.

Situata nell’attuale piazza Roma, la torre risale al 1290 e fu voluta insieme al resto della cinta muraria dal giudice Mariano II d’Arborea. A testimoniare con precisione la data di costruzione è un’iscrizione un tempo inserita nella stessa torre, oggi conservata presso l’Antiquarium Arborense.

La torre, composta da due corpi sovrapposti di base quadrata, è alta 28 metri. Il suo colore caratteristico è dovuto all’impiego dell’arenaria. Il corpo principale conta tre piani sovrapposti e si presenta a U per la presenza del grande arco a tutto sesto, nel quale se ne può osservare uno più piccolo, a sesto acuto.

Si presume che in passato la torre fosse dotata di un ponte levatoio. La protezione della città era inoltre garantita probabilmente da un doppio sistema di chiusura, con una saracinesca azionata da argani al secondo piano e una porta a battenti.

Se a qualche nemico fosse venuto in mente di attaccare la città, a scoraggiarlo sarebbe stato con ogni probabilità il piombatoio, un’apertura dalla quale le guardie potevano lasciar cadere olio bollente o pesanti pietre.

Salendo le scale di legno si arriva all’ultimo piano, dal quale si eleva una torretta merlata: oltre a poter osservare il centro storico e l’intera città da una posizione privilegiata, è possibile ammirare l’antica campana del 1430, tra le più grandi dell’Isola.

Torre di Mariano II - Oristano
La campana della torre di Mariano II

Diventata il simbolo della città e della sua età giudicale, la torre di Mariano II[7] si può visitare tutti i giorni su richiesta, rivolgendosi all’Antiquarium Arborense[8]. I contatti sono disponibili qui[9].

Meno maestosa, ma sita anch’essa nel centro storico, la torre di Portixedda[10] (in italiano piccola porta) era posta all’angolo tra la cinta muraria nord-est e quella sud-est. Nonostante dall’esterno appaia come una struttura circolare, al suo interno sono presenti delle fondamenta di pianta quadrata: ciò fa pensare alla costruzione di una prima torre nel XIII secolo, mentre il torrione circolare sarebbe di epoca spagnola, sul modello delle torri costiere. Di scopo difensivo, Portixedda si presenta massiccia e robusta, con piccole feritoie dalle quali le guardie potevano osservare la città.

In alcuni documenti del XV e XVI secolo la zona in cui è situata la torre è denominata Su Castellanu: lasciando da parte affascinanti ipotesi sulla presenza di un castello, è più probabile che il nome si riferisse alla struttura di guardia del caseggiato ancora presente di fronte la torre. Questa struttura mostra infatti delle caratteristiche medievali, come due oculi gotici e delle decorazioni floreali.

Come la torre di Mariano[11], la torre di Portixedda[12] può essere visitata contattando l’Antiquarium Arborense[13].

Città ricca di storia, Oristano[14] è costellata di luoghi ricchi di fascino. Tra le vie del centro storico si possono ammirare la cattedrale dell’Assunta in piazza Duomo, il monastero di Santa Chiara e la piazza dedicata a Eleonora d’Arborea. A Carnevale rivivono le atmosfere medievali: tra costumi d’epoca e un clima di festa, ogni anno va in scena la Sartiglia, la giostra equestre nella quale talentuosi cavalieri cercano di centrare con una spada una stella appesa al centro della pista. Qui è disponibile un viaggio virtuale alla scoperta di Oristan[15]o.

Accesso alla Sardegna da sud, Cagliari[16] e il suo porto per secoli hanno visto il passaggio di marinai, viaggiatori e inestimabili tesori arrivati via mare. Perdendosi tra le vie della città, si arriva al quartiere Castello, dove a svettare sono le torri “sorelle” di San Pancrazio[17] e dell’Elefante, entrambe risalenti all’epoca pisana e inserite nel sistema di fortificazione cagliaritano.

Contrariamente alle più antiche torri dello Sperone, inglobata dai palazzi, e dell’Aquila (prima nota come “torre del Leone”), danneggiata dai bombardamenti del 1700 e incorporata dall’ottocentesco palazzo Boyl, le due strutture si presentano ben conservate e riconoscibili.

Più antica di appena due anni, la torre di San Pancrazio[18] fu completata nel 1305: progettata come la sorella dall’architetto Giovanni Capula, si può ammirare nell’attuale dell’Indipendenza. Il suo nome potrebbe derivare dalla presenza nel viale Buoncammino della chiesa di San Lorenzo, all’epoca della costruzione dedicata a San Pancrazio.

Lo scopo di entrambe le strutture era la difesa del Castello, centro nevralgico del potere politico e religioso della città dominata dai pisani dal XIII secolo. Con la conquista dell’Isola da parte degli aragonesi, a metà del 1320, il lato sud della torre fu adibito a magazzini e abitazioni, Ma la storia della torre non si esaurì.

Nel 1500, la costruzione del Bastione Dusay le tolse la funzione di accesso fortificato al Castello, perciò venne riconvertita a carcere, fino al 1800. Da essa arrivava alle orecchie dei cagliaritani il lugubre suono della campana che accompagnava al patibolo i condannati a morte.

Ma è proprio in quegli anni che trovò uno scopo ancora più importante: la sua terrazza a 130 metri sul livello del mare fu utilizzata dal generale piemontese Alberto La Marmora come punto zero per tracciare la mappa dell’Isola, in quanto luogo più alto della città.

L’altezza della torre raggiunge i 37 metri, divisi in quattro piani con soppalchi di legno. L’accesso al Castello era costantemente monitorato dalle otto feritoie poste sul lato nord. Sulla sommità si possono osservare 35 mensole di pietra, che in passato sorreggevano un balconata di legno. La facciata è decorata dalle insegne dei castellani pisani.

La difesa del quartiere era affidata ai suoi tre portoni e a due saracinesche di legno con rivestimento in ferro, andate purtroppo perdute. Solo nel 1903 la torre poté tornare al suo splendore con un restauro completo.

Se l’accesso alla torre di San Pancrazio[19] è attualmente interdetto, quella dell’Elefante[20] può essere visitata tutti i giorni dalle 10 alle 17 nei mesi invernali (dal 1° ottobre al 27 aprile) e dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 con l’orario estivo.

Torre dell'Elefante - Cagliari
La torre dell'Elefante

Posta nel bordo sud-occidentale del quartiere Castello, la torre dell’Elefant[21]e è più bassa di sette metri rispetto alla sorella, ma presenta ben 17 feritoie. Anche nel suo caso in passato era presente una balconata in legno e ancora oggi si possono osservare gli stemmi dei pisani.

Ma è un altro elemento a renderla famosa: la piccola scultura che raffigura un elefante. Il nome della torre si dovrebbe però alla via Stretta sottostante, all’epoca dei pisani denominata ruga leofantis.

Torre dell'Elefante - Cagliari
Il piccolo elefante su uno dei lati della torre

Nonostante la torre sia oggi un simbolo della città, tra le sue mura si consumarono fatti drammatici, come l’esposizione delle teste di prigionieri decapitati. Di tutte e due le torri si dice siano abitate da spiriti e fantasmi.

Accarezzata dal vento, baciata dal sole e cullata dal rumore delle onde, Cagliari[22] è una città tutta da scoprire: dai suoi monumenti più interessanti e suggestivi, come il castello di San Michele, il bastione di San Remy e la basilica di Bonaria, fino alle spiagge più famose, come il Poetto, è perfetta per una passeggiata tra la bellezza e la storia. Il 1° maggio il capoluogo sardo si tinge dei colori di migliaia di fiori e dei costumi tradizionali di tutta l’Isola con i festeggiamenti in onore di Sant’Efisio. Qui un viaggio virtuale[23].

Fondata dalla famiglia genovese dei Doria tra il 1102 e il 1112, Alghero[24] è una delle poche città italiane a presentare una cinta muraria e le relative torri difensive quasi intatte.

Le prime fortificazioni risalirebbero a pochi anni dopo la fondazione della città e verso la fine del XIII secolo subirono un ulteriore ampliamento. Con l’arrivo degli aragonesi il numero delle torri rimase invariato, fermandosi alle 26 iniziali. Nel XVI secolo il circuito murario fu ricostruito, con il completamento della parte fronte mare: quella a terra rimase però incompiuta. Nel 1867, non essendo più Alghero[25] una città strategica, venne messo in atto uno smantellamento delle mura a lato terra, mentre si mantennero quelle fronte mare.

Oggi non tutti le torri ci sono pervenute, ma tra le vie della città se ne possono ammirare ben otto, mentre altre undici sono disseminate lungo la costa. Tra le più suggestive, figurano le torri Porta Terra[26], di Sulis[27] e di San Giovanni[28].

Torre di Portaterra - Alghero
La torre di Porta Terra

Unico resto ancora integro delle mura lato terra, la torre Porta Terra[29] si trova in fondo a via Vittorio Emanuele II, all’incrocio con via Sassari. In quanto ingresso principale della città per i viaggiatori provenienti da Sassari, venne chiamata Porta Reial, ma rinominata in seguito Porta a Terra sotto il dominio sabaudo.

Oltre a queste due dominazioni, fu conosciuta inoltre come Torre degli ebrei, poiché alla sua costruzione, risalente al XIV secolo, parteciparono anche i membri della comunità ebraica.

Se da un lato i blocchi di arenaria sono disposti a semicerchio, dalla parte opposta al portale la torre si presenta a forma di parallelepipedo. La struttura oggi accoglie un infopoint nel quale trovare tutte le informazioni sul patrimonio artistico e culturale algherese.

Costruita nel XVI secolo dopo un intervento sulle fortificazioni cittadine, la torre di San Giovanni[30] si presentava come una struttura in arenaria maestosa quanto la non lontana torre di Sulis, ma è stata ridimensionata per motivi militari nel 1700.

Torre di San Giovanni - Alghero
La torre di San Giovanni

Sono arrivati a noi solamente due dei tre piani originali: il piano più basso è ormai un seminterrato inutilizzato, mentre il piano terra, con l’apertura di una nuova porta di accesso, fa da cornice a interessanti mostre.

Di forma circolare, ha un diametro di 10 metri con 60 metri di circonferenza: la struttura è coperta da una volta sostenuta da imponenti costoloni.

Fino allo scorso anno la torre di San Giovanni[31] era forse quella più fotografata di Alghero[32]: su di essa infatti era stato collocato nel 2019 l’albero di corallo, l’installazione ideata dal designer Tonino Serra insieme a Giorgio Donini, inizialmente utilizzata per illuminare il grande albero di Natale di piazza Porta Terra.

Nel 2022, tuttavia, è arrivata la decisione della Soprintendenza di Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Sassari – Nuoro di rimuovere la struttura, per poter apprezzare al meglio la torre.

La torre di San Giovanni[33] è visitabile acquistando il biglietto unico “Alghero Ticket” del Sistema museale della Città di Alghero: qui il link[34].

Affacciata sul mare, la torre Espero Reyal[35] è nota a tutti come torre di Sulis, in quanto sita nell’omonima piazza. È inoltre detta torre dello Sperone, per la presenza  alla sua base, appunto, di una sorta di sperone.

Risalente al XVI secolo, è una delle torri più imponenti della città: presenta mura spesse 6 metri e tre piani con volte altissime, collegati da una scala interna elicoidale ricavata direttamente nelle pareti.

Torre di Sulis - Alghero
La torre di Sulis

Dopo l’abbattimento delle mura di cinta, è stato aggiunto un ingresso al piano terra, così come sono un’aggiunta recente anche i cannoni che la affiancano, collocati solo negli anni ‘70 del 1900 dopo il loro recupero da un galeone spagnolo affondato nel mare di Alghero[36] nel 1500.

Anche la torre di Sulis[37] oggi ospita mostre ed esposizioni, durante le quali si può ammirare la struttura.

Alghero[38] è l’unione di due popoli, che la rendono speciale tra le altre località: in essa si incontrano la cultura sarda e quella catalana. Passeggiando sui suoi bastioni lambiti dal mare, si avrà una bella vista sulla città, mentre tra le vie si potranno invece ammirare palazzi di epoche lontane, fare un tuffo nella storia con i suoi musei. In questi giorni Alghero[39] si prepara a dare bella mostra di sé con il tanto atteso Cap d’Any de l’Alguer, il Capodanno algherese. Qui è disponibile un viaggio alla scoperta delle sue bellezze[40].

[In collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna]

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Venerdì, 22 dicembre 2023

Fonte: Link Oristano


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