Oristano

L’esperienza della transumanza vissuta insieme a esperti cavalieri

Non ci sono più le orme delle pecore, ormai accudite negli allevamenti. E nemmeno quelle degli uomini che le accompagnavano. Rimangono quelle degli zoccoli dei cavalli, che ancora percorrono i tratturi degli antichi pastori sardi. Non più per necessità, ma per mantenere viva un’affascinante tradizione. La transumanza continua a vivere in Sardegna come evento culturale, portato avanti in particolare da circoli ippici e associazioni di cavalieri, che propongono il trekking a cavallo.

La parola deriva dal latino transumere, cioè trasportare: la transumanza era il trasferimento stagionale del bestiame dalle zone collinari o montane a quelle di pianura, verso il clima temperato dal mare. Il trasferimento, che durava più giorni, avveniva lungo i tratturi, cioè i sentieri pietrosi o in terra battuta creati dal calpestio di animali e persone: una rete fitta di percorsi, che l’abbandono dell’antica pratica rischia di far inghiottire dalla vegetazione.

“Se le pecore facevano 100 chilometri, l’uomo ne faceva 150, perché si muoveva di più durante il tragitto”, spiega Raffaele Boele Mattu, allevatore di Palmas Arborea originario di Fonni, che la sua prima transumanza la fece nel 1963, a 12 anni. Ora ha partecipato ai primi trekking a cavallo sui sentieri dei pastori, portando con sé anche il figlio Giovanni, due volte campione nazionale ed europeo di monta da lavoro e vincitore mondiale nella disciplina a squadre. “Si camminava sia di giorno che di notte. I pericoli potevano essere le macchine, anche se ancora ce ne erano poche, e i lacci nelle zone boscose, con i quali è capitato che ci fregassero qualche pecora”.

Sa tramuda – così si chiama in sardo la transumanza – cominciava nel periodo di Ognissanti e finiva verso metà maggio, con il ritorno a casa dei pastori e il ricongiungimento con la comunità. L’attività del pastore era ciclica e la sua vita nomade, completamente sacrificata alle esigenze del bestiame. “Abbandonavamo la famiglia per mesi”, ricorda Mattu. “Era una vita di enormi sacrifici per tutti, ma dava grandi insegnamenti: la moglie doveva gestire le risorse a disposizione e i figli imparavano a non sprecarle, perché erano poche. Un principio che ho cercato di trasmettere anche ai miei figli”.

Come attività prevalente per il trasferimento del bestiame, la transumanza è rimasta diffusa in tutta la Sardegna fino agli anni ’70 del Novecento, prima di essere definitivamente soppiantata dall’industrializzazione del comparto. “L’ultima l’ho fatta nel 1974, da Fonni a Oristano”, ricorda Boele Mattu.

Ma c’è chi ha proseguito anche nel decennio successivo: “L’ho fatta fino al 1984 con le pecore”, spiega Michele Coccolone, titolare di un’azienda agricola a Siamaggiore. È tra coloro che hanno contribuito a mantenere viva, seppur con un fine diverso, l’antica pratica dei pastori. Insieme a lui Antonello Zanda, presidente dell’associazione Cavalieri di Santa Chiara di Iglesias, Michele Falconi di Fonni, Roberto Gioi di Desulo, Antonello Manca di Norbello e Mario Cadau, titolare del circolo equestre Taloro di Fonni. Tutti appassionati cavalieri, che hanno svolto negli anni un importante azione di riscoperta e valorizzazione di una parte essenziale di ciò che per le comunità sarde rappresenta su connottu.

Per ripercorrere gli antichi cammini della transumanza sarda i cavalieri hanno fatto affidamento ai racconti degli anziani, come hanno sottolineato sia Mario Cadau sia Antonello Zanda, alla guida di alcune delle carovane messe in cammino negli ultimi anni con i trekking a cavallo alla scoperta delle vie della transumanza. Diversi i percorsi.

Al suo esordio nel 2023 (parte domani), il trekking a cavallo prevede un percorso dalle montagne della Barbagia[1] alle pianure del Sarcidano[2] e della Giara[3].

“La partenza è fissata dal Centro equestre Taloro, sul lago di Gusana[4]”, spiega il titolare Mario Cadau. “Il percorso segue la vecchia via della transumanza che da rio Aratu arriva al valico montano di Tascusì di Desulo[5] e da lì al centro abitato di Gadoni[6], per la prima tappa notturna”.

“Il giorno dopo ci si muove verso il valico montanaro di Aritzo[7] per poi sconfinare verso la pianura di Laconi[8] e arrivare a dormire ai piedi della Giara, a Genoni[9]”.

Si tratta di un viaggio di tre giorni. Ma, anticipa Cadau, “c’è l’idea di proseguire anche nel Campidano e nell’Iglesiente, seguendo un percorso realizzato ascoltando gli anziani”.

L’aspetto prioritario durante i trekking è quello paesaggistico: i partecipanti – gruppi di diverse decine di cavalieri – sono immersi nella natura selvaggia, tra macchia mediterranea e asfodeli, fonti, oasi e parchi. “Nel punto di arrivo è importante far emergere le peculiarità del territorio. Per questo è prevista una visita della Giara”, sottolinea Mario Cadau.

Il cavallo è grande protagonista anche nella Giara[10], altopiano basaltico noto per la presenza di una colonia equina selvaggia: i celebri cavallini della Giara, che vivono allo stato brado tra cespugli e sugherete.

“Il punto di riferimento per la partenza da Fonni[11] è il galoppatoio di San Cristoforo”, spiega Michele Coccolone, tra i pionieri dei trekking sulla vie della transumanza in Sardegna. “La carovana prosegue poi in direzione del ponte sul rio Aratu che alimenta il lago di Gusana e ci si muove verso Ovodda, senza entrare nel centro abitato. Da Ovodda[12] si arriva poi alla periferia Tiana[13], punto di riferimento per una sosta che può essere breve o più lunga a seconda della carovana”.

“Da Tiana ci si muove in direzione Neoneli[14]”, continua Coccolone. “Qui c’è una zona impervia, su Mullone: un tempo si diceva che se le pecore riuscivano ad attraversarla avevano quasi finito il viaggio”.

“La via prevede anche l’attraversamento del territorio di Austis[15]”, prosegue Michele Coccolone. “Da Tiana a Neoneli non si incrocia nessun centro abitato. Si precorre la zona di s’Isteddu e da lì si prosegue verso la chiesa campestre di S’Angelu”.

“Una volta arrivati a questo punto le possibilità sono due”, racconta ancora Coccolone: “seguire la strada asfaltata Neoneli – Busachi – Fordonagianus o arrivare a Ula Tirso, fino al lago Omodeo[16]”.

Il paesino del Barigadu è la tappa notturna del percorso, con sosta all’agriturismo Sa Tanchitta, nella campagna di Ula Tirso[17]. La vecchia diga è la prima tappa del mattino, prima dell’arrivo a Fordongianus[18], “nella zona delle terme”, racconta Coccolone, “da dove si prosegue fino a Villanova Truschedu[19], nella zona della Chiesa di San Gemiliano, dove c’è la sosta pranzo”.

“Da qui si percorre poi tutta la pianura del Campidano che attraversa i pascoli di Solarussa[20] e Zerfaliu[21], fino ad arrivare a Siamaggiore[22]”.

Proprio l’agriturismo Coccolone è una tappa storica della transumanza perché nei dintorni si trovano i campi dove svernavano le greggi.

“Con le pecore si impiegano anche 36 ore e se ci sono imprevisti anche un giorno in più”, precisa Michele Coccolone, “con i cavalli si fa in modo di impiegarne 24. Il cavallo raggiunge più del doppio della velocità e ha meno bisogno di riposo”.

Nel 2013 il trekking era stato inserito all’interno del cartellone di Sardegnacavalli, manifestazione della Camera di commercio di Oristano, in concorso con la Camera di commercio di Nuoro e con diversi enti e associazioni. L’antico percorso della transumanza da Fonni a Siamaggiore per la prima volta aveva portato la manifestazione oltre i confini della provincia di Oristano. Dal 4 al 6 ottobre, il Circolo equestre Taloro aveva guidato numerosi cavalieri in un viaggio di  tre giorni da Fonni, attraverso la Barbagia, e giù sino a Siamaggiore e al Campidano di Oristano.

Durante le soste, gli anziani dei diversi territori coinvolti avevano intrattenuto i cavalieri con i loro racconti sulla transumanza e si erano letti brani letterari dedicati alla pratica di trasferimento del bestiame.

Pecore
Pecore in collina

“Ci ha guidato l’esperienza di genitori e anziani”, precisa Antonello Zanda, presidente dell’associazione cavalieri Santa Chiara di Iglesias e organizzatore. “E noi abbiamo ripercorso i vecchi tratturi fino a Desulo[23] e Monte Spada, chiedendo il permesso ai proprietari, percorrendo piccoli tratti di asfalto e con la scorta delle autorità”.

“La partenza è da Iglesias[24]Vallermosa[25]”, continua Zanda. “Le tappe sono poi Samassi[26], Furtei[27], Villamar[28], Las Plassas[29], Barumini[30] e Nuragus[31], dove si dorme la prima notte”.

“La mattina dopo la ripartenza verso Crastos, il vecchio percorso che portava a Santa Sofia e da lì a Portu Abis, al confine tra Meana Sardo e Desulo”, racconta ancora Antonello Zanda. “Si prosegue fino al valico di Sa Casa e da lì fino all’incrocio per Aritzo, dove si gira per il monte di Desulo lungo la strada Cossatzu – Tascusì, fino all’arco di Tascusì”.

La prima edizione, nel 2008, ha visto i cavalieri indossare i costumi tradizionali con i pantaloni di foggia sarda scuri e la camicia bianca, il gilet abbinato ai pantaloni, così come la giacca con martingala. A concludere l’abbigliamento i gambali. Anche i cavalli erano bardati a festa, con la sella sarda e il sottosella, il sottocoda, il pettorale e redini in cuoio di fattura artigianale. Le varie tappe sono state accompagnate dai festeggiamenti delle comunità locali.

Per partecipare a un trekking sulle vie della transumanza dei pastori è imprescindibile saper andare a cavallo: “Una tappa può durare anche 3-4 ore, senza fermarsi”, spiega Mario Cadau. “Serve preparazione atletica sia del cavaliere che del cavallo e molto spirito di adattamento. Capita anche di fare piccole variazioni rispetto al percorso per avere dove mangiare o dormire”, continua il cavaliere, che prima di formalizzare una via come ufficiale esegue le prove e annota il percorso.

“Vorremo certificarli come ippovie perché possano essere fruibili autonomamente”, spiega Cadau, che è anche responsabile regionale della Federazione sport equestri.

Un progetto di valorizzazione delle ippovie[32], negli anni passati, era stato portato avanti dalla Camera di commercio di Oristano, che aveva riunito in un reticolo di sentieri  quattro percorsi, seguendo le quattro direttrici della viabilità equestre in provincia di Oristano.

“Avevamo fatto una rilevazione sulle strutture esistenti, come circoli ippici e i servizi annessi, quali trasporto bestiame e maniscalchi, per citarne alcuni”, spiega Giorgio Pala, tra i referenti del progetto. “Insomma, tutti quei servizi che potevano servire a un ippoviaggiatore, comprese strutture ricettive che potessero ospitare cavalli e cavalieri”.

Le quattro direttrici comprendevano Planargia – Montiferru – Sinis (79 chilometri), Marmilla – Campidano di Terralba (31 chilometri), Sarcidano – Grighine (47 chilometri) e Alto Oristanese (48 chilometri): “Erano state testate dai cavalieri”, precisa Pala, lui stesso esperto cavaliere e partecipante a diversi trekking a cavallo sulle vie della transumanza.

L’attrattiva de sa tramuda ha valicato i confini dell’Isola per raggiungere anche le regioni del Nord Italia e il Nordamerica. “Una ragazza americana, del Texas, aveva letto della nostra iniziativa e ci aveva contattato”, racconta Antonello Zanda, dell’associazione cavalieri Santa Chiara. “Era venuta in Sardegna e aveva fatto un trekking con noi, rimanendo entusiasta. Sperava anche di tornarci e ci ha ricontattato più recentemente, ma non avevamo più in programma il trekking”.

“Ai trekking ha partecipato gente da tutta la Sardegna, Maddalena compresa”, continua Zanda. “E poi dalla Toscana, dall’Abruzzo e dal Lazio”.

E le vie della transumanza sarda sono state battute anche da figure importanti dell’equitazione nazionale, come “il presidente della Federazione Italiana Turismo Equestre, Franco Amadio”, spiega Mario Cadau, che ha ospitato cavalieri toscani, veneti e trentini.

“La Sardegna è molto varia e con un’ora di cavallo si può passare dall’alta montagna alla pianura, tutte cose da loro impensabili”, continua Cadau, che ha raccolto impressioni entusiaste. “Erano interessati ed estasiati dai molti siti archeologici, e poi dalle nostre tradizioni agropastorali e da quelle enogastronomiche, ma anche dai paesaggi capestri e dalle condizioni delle greggi. È un mondo che può offrire tanto”.

Pecore
Il trasferimento di un gregge

L’integrazione delle vie della transumanza alla Rete escursionistica sarda è tra le priorità del nuovo Piano di sviluppo triennale 2023-2025. Ai sentieri dei pastori viene riconosciuto un elevato valore storico-culturali e paesaggistico e una grande opportunità di sviluppo turistico. Nel regolamento tecnico regionale (Linee guida per lo sviluppo e gestione della RES[33]Allegato A “definizioni”[34]) le vie della la transumanza sono già definite ufficialmente come “luoghi strategici della cultura materiale dei territori –  sono luoghi fisici e concettuali attraverso cui si sviluppa una pratica pastorale, ancora esistente su più continenti, legata alla migrazione stagionale delle mandrie, delle greggi e dei pastori. Le vie della transumanza sono luoghi di scambio, attraversano luoghi naturali, borghi rurali, emergenze ambientali e storiche, paesaggi caratterizzati da tradizioni, saperi, prodotti della vita delle comunità locali. Le vie della transumanza superano i confini territoriali e costituiscono una rete di itinerari transfrontalieri capace di integrare e integrarsi con le differenti risorse ambientali, culturali storiche e contemporanee, sociali, produttive e percettive presenti lungo i territori attraversati”.

Venerdì, 10 novembre 2023

[In collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna]

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Fonte: Link Oristano


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